Scuola digitale e classe “a rovescio”: due virus di Troia del liberalismo scolastico.

Un'ampia coalizione di auto-proclamati esperti, pedagogisti avventurosi ed economisti benpensanti hanno approfittato della crisi del Coronavirus e della conseguente chiusura delle scuole per proporre...

Mercificazione dell’istruzione, intervista a Nico Hirtt

Alla fine del 1989 un « gruppo di lavoro educazione » dell’ERT pubblica un rapporto intitolato « Educazione e competenza in Europa ». Questo sarà il primo di una lunga serie di documenti ad affermare «l’importanza strategica vitale della formazione e dell’educazione per la competitività europea » e a pérorare « un rinnovamento accelerato dei sistemi d’insegnamento e dei loro programmi ».

7 lezioni per una pedagogia di classe

Quando si sente parlare di bambini stranieri nella nostra scuola spesso se ne parla come se rappresentassero un problema, o una ricchezza per i “nostri” bambini. Un problema, in quanto il ritmo e la qualità del lavoro scolastico ne risentirebbero in maniera fortemente penalizzante. Una ricchezza, in quanto la diversità delle origini, delle lingue e così via, permetterebbero un contesto di lavoro arricchito e maggiormente stimolante da un punto di vista culturale e sociale

Uguali opportunità per tutti?

Sovente si sente parlare, o si legge, di giovani oberati. Di giovani che, terminata la loro quotidiana presenza a scuola, spendono molto del loro tempo libero occupandolo in attività extra. Di giovani che, dopo scuola, corrono, magari quotidianamente, al corso d’inglese, alla recita teatrale, all’associazione sportiva o alla lezione di musica. Giovani quindi occupati o sovraoccupati nel loro tempo extrascolastico non più libero.

Pedagogia per gli sfavoriti o maneggio della precarietà ?

E’ evidente che della pedagogia della differenziazione (PdD) vi sono molteplici realizzazioni. Tante quante sono i suoi fautori. In queste righe non intendo farne una rassegna e nemmeno dissertare sulle origini più o meno ideali e positive che vi stanno alla base. Qui di seguito sviluppo alcune rapide note sulla PdD oggi. E sui suoi approdi. Ovverosia sulla sua concreta e odierna realizzazione, in una scuola che si vede ridotte le proprie risorse dalle politiche neo-liberiste.
GRajpg-0ace10ace-2.jpg

La libertà di scelta è veramente un fattore di equità?

Gli argomenti liberali alla moda non risparmiano la sfera dell’educazione. Voci si levano, i modo particolare dagli ambienti legati all’economia, per affermare che una più grande libertà e una maggiore concorrenza tra istituti scolastici rappresenterebbero un sicuro elemento di qualità nonché di equità. Ma da una comparazione rigorosa tra paesi occidentali risulterebbe piuttosto che la libertà di scelta dei genitori accentui le differenze di livello tra scuole e allievi stessi.

Abbiamo bisogno di lavoratori competenti o di cittadini critici?

Sulla scia di numerosi paesi europei, la Comunità Belga Francese si è impegnata in una profonda revisione dei programmi a tutti i livelli dell’insegnamento obbligatorio. L’obiettivo sbandierato è di rendere tali programmi conformi alla dottrina del così detto “approccio per competenze”. La tesi qui sostenuta è duplice. Da una parte quest’approccio sarà incapace di realizzare le promesse d’emancipazione delle quali si vuole che esso sia portatore. Dall’altra, e soprattutto, esso partecipa – senza dubbio involontariamente nella testa dei suoi teorici - di un vasto processo di strumentalizzazione della Scuola al servizio di un’economia in cerca di deregolamentazione e di dualizzazione sociale.

Pedagogia, differenziazione, individualizzazione dei programmi

Che la pedagogia della differenziazione (PdD) convoli a nozze con le politiche neo-liberiste, con l’ottimizzazione e la razionalizzazione delle risorse, l’abbiamo visto nel mio precedente articolo “Pedagogie della differenziazione: pedagogia per gli sfavoriti o maneggio della precarietà?”.

L’educazione europea e la crisi mondiale del capitalismo

Considererò qui in successione tre questioni. Nella prima parte mi propongo di approfondire e di caratterizzare la natura delle trasformazioni economiche che si nascondono dietro l'eufemismo "globalizzazione". Nella seconda, cercherò di chiarire le implicazioni di tali trasformazioni ai fini delle politiche educative dei paesi industrializzati in generale e dell'Unione europea in particolare, soprattutto nell'ambito della democratizzazione dell'insegnamento. Infine, concluderò sottolineando le conseguenze di tali politiche soprattutto nell'ambito della democratizzazione dell'insegnamento.

La scuola capitalistica

Capire le mutazioni della scuola, significa dapprima capire come i bisogni educativi delle società capitalistiche evolvono con lo sviluppo delle forze produttive (tecnologie...